Si apre il 26 gennaio a Palazzo Morando | Costume Moda Immagine di Milano la mostra “Manolo Blahnik. The Art of Shoes” che si potrà visitare fino al prossimo 9 aprile.
Oltre quarant’anni di carriera
“Ora per la prima volta – ha detto il Direttore dell’Area Soprintendenza Castello, Musei Archeologici e Musei Storici del Comune di Milano, Claudio A.M. Salsi – Palazzo Morando è un vero e proprio Museo della Moda”. Insieme a 212 scarpe e a 80 disegni realizzati dallo stilista spagnolo sono infatti esposte anche calzature storiche selezionate dalla collezione del Museo che conta circa 300 esemplari, databili tra il XVI e il XX secolo.
La mostra, prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con lo stilista, è un intenso viaggio nella carriera di Blahnik: oltre 40 anni, a partire dalla prima realizzazione nel 1971. I visitatori sono invitati a sognare, ma anche a prendere consapevolezza del valore delle creazioni di Blahnik (una vetrina raccoglie le 67 parti che compongono il modello “Josefa”).
La storica del costume e del tessuto Chiara Buss ha spiegato la disposizione delle scarpe nelle sale del Museo. Il criterio è stato quello della sintonia e del contrasto, piuttosto che il confronto diretto tra le creazioni di Blahnik e le calzature antiche del Museo. “In qualche modo sono scarpe opposte, ma identiche”, ha aggiunto, sottolineando l’importanza della convivenza tra passato, presente e futuro. Il passato deve essere raccontato per diventare interessante e tornare a essere presente.
Il percorso della mostra
Il percorso della mostra si articola in sei sezioni:
- “Core”, ovvero la Sezione Centrale, raccoglie le calzature dedicate a personaggi storici, dal conquistatore Alessandro Magno all’attrice Brigitte Bardot.
- Materiali si concentra sulla scelta dei materiali e sulla cura per i dettagli.
- Arte e architettura indaga la passione di Blahnik per queste due forme d’espressione.
- Gala raccoglie alcuni dei modelli più fantasiosi, tra cui quelli realizzati per il film di Sofia Coppola “Maria Antoinette” sulla regina di Francia finita alla ghigliottina.
- Natura racconta il suo amore per il mondo botanico.
- Influenze geografiche: dalla Spagna alla Russia, dall’Italia al Giappone.
Il primo paio di scarpe in cui si imbatta il visitatore in realtà è quello calzato dal Marchese Generale Antonio Litta, il cui ritratto campeggia in cima allo scalone che porta al piano nobile. E poi inizia la spettacolare carrellata di creazioni di Manolo Blahnik, tra scarpe e disegni, questi ultimi a poca distanza dal manufatto realizzato, come nel caso del modello “Principe di Lampedusa” del 2003, mentre la scarpa “Piaggi” del 1972 è ispirata ad Anna Piaggi, più volte ricordata con affetto dallo stilista.
Nelle teche i modelli accostati senza filo cronologico. Nella sala che accoglie i ritratti dei “volti dell’Illuminismo” c’è una vetrina con alcuni modelli di stivali alla pescatora, tra cui quelli realizzati con la cantante Rihanna.
Le didascalie riportate su cartellini bianchi sono riferite alle creazioni di Manolo, mentre quelle su cartellini ocra danno informazioni sulle scarpe della collezione del Museo, come la pianella veneziana databile al 1530-1560, così descritta:
Tomaia in pelle di capretto sbiancata, decorata a traforo con motivi a rosone. Zeppa di 16 cm in legno cavo, sagomata e centinata, ricoperta come la tomaia.
Blahnik, invece, odia le zeppe (l’ha confessato lui stesso durante la presentazione della mostra), ma deve amare gli stivaletti, visto il grande numero di modelli presenti in mostra.
Scarpe per gli occhi
I colori, le forme e materiali impiegati per i suoi modelli sono i più disparati. In una teca, per esempio, sono esposte scarpe realizzate in capretto, coccodrillo, cavallino, vitello e camoscio, mentre il modello “Avion” del 1992 è in alluminio con cinghie in PVC. Anche i tipi sono accostati con la massima libertà (è il gusto a dettare legge!). Così una stessa vetrina contiene una scarpa da giorno, un sabot, uno stivaletto, una scarpa da sera, un sandalo, un sandalo con il tacco alto e uno stivale.
Sala per sala non si crea un dialogo soltanto tra le scarpe e i disegni dello stilista, ma anche tra le sue creazioni e le opere d’arte del Museo. Curioso, per esempio, lo sguardo che il busto in gesso del poeta Carlo Porta sembra lanciare alla vetrina con tanti modelli colorati o l’occhiata che Giulia Beccaria Manzoni, madre dell’autore de “I promessi sposi” lancia alle scarpe con fibbia poste in bella mostra davanti a lei…
È un vero peccato non poter toccare queste splendide creazioni di Manolo Blahnik! Il visitatore deve accontentarsi di godere con gli occhi, immaginandosi di sfiorare con le dita tutti quei sontuosi broccati di seta, i nastri in velluto, le bordature in cincillà, i bordi di pelliccia, la lana scozzese, i fiocchi in nappa, le fibbie di cristalli Swarovski…
Didascalie:
- Manolo Blahnik
Arlety, primavera / estate 2013
Décolleté di camoscio bicolore con punta increspata - Manolo Blahnik
Camparinew, primavera / estate 2016
Mary Jane a punta in lino a pois con finiture in capretto - Manolo Blahnik
Suntaxa, primavera / estate 2013
Sandalo in lino e nappa
Manolo Blahnik. The Art of Shoes
Fino al 9 aprile 2017
Palazzo Morando | Costume Moda Immagine
Via Sant’Andrea 6
Milano