Il terzo “Dialogo” voluto dal nuovo direttore della Pinacoteca di Brera, James M. Bradburne è centrato attorno a uno dei capolavori del Museo: la “Cena in Emmaus” di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio.
Una Cena in compagnia
Ai suoi lati sono stati collocati nella sala 28 cinque opere arrivate in prestito rispettivamente due dal Museo di Belle Arti di Marsiglia, una dalla collezione di Banca Intesa Sanpaolo e due da altrettante collezioni private. Si tratta di due versioni di “Maddalena in estasi”, un “Sansone e Dalila” e due versioni di “Giuditta che decapita Oloferne”.
È soprattutto una di queste ultime ad avere innescato le polemiche che hanno anticipato l’inaugurazione e l’apertura della piccola mostra che si potrà visitare dal 10 novembre 2016 al 5 febbraio 2017. Durante la giornata inaugurale si potrà accedere alla Pinacoteca gratuitamente dalle 8.30 alle 22.15.
In pochi mesi il Museo milanese (che Napoleone voleva diventasse il “Louvre d’Italia”) ha cambiato aspetto: non soltanto i colori delle pareti identificano le sezioni in cui si divide il percorso espositivo, ma anche nuove didascalie, in italiano e in inglese, permettono ai visitatori di avere informazioni e curiosità sui quadri che accompagnano.
Attribuzione con asterisco
Una notazione particolare va alla didascalia posizionata sotto la “Giuditta taglia la testa di Oloferne” prestata da una collezione privata di Tolosa (e attualmente sotto la tutela del Ministero della Cultura francese). Un asterisco dopo il nome di Caravaggio richiama la seguente nota:
Questa attribuzione è condizione del prestito e non riflette necessariamente la posizione ufficiale né della Pinacoteca di Brera, né del suo Consiglio di amministrazione, del Comitato Consultivo, del Direttore o del personale.
Si può considerare un escamotage per esporre (il dipinto) senza esporsi troppo…
Ma lasciamo le polemiche agli storici dell’arte. La mostra ha il pregio di mettere a confronto diretto un’opera sicuramente del maestro del chiaroscuro (appunto la “Cena in Emmaus”) con altre tele di ambito caravaggesco. Occasioni come questa consentono da una parte al grande pubblico di ammirare opere conservate in sedi tra loro lontane e dall’altra agli studiosi di osservare con agio tele la cui attribuzione è ancora incerta.
Caravaggio assassino
Per comprendere meglio le opere esposte va ricordato un episodio fondamentale della vita del Caravaggio. La sera del 28 maggio 1606, durante una partita di pallacorda, si accese una furiosa lite tra lui e Ranuccio Tomassoni. I due erano già venuti alle mani in altre occasioni per rivalità amorose, questioni economiche e forse anche politiche (il Tomassoni era filo-spagnolo, mentre il Merisi era protetto dai Francesi).
In Campo Marzio a Roma Caravaggio uccise il rivale e dovette fuggire dalla città per rifugiarsi nei feudi della famiglia Colonna. In questa prima sosta dipinse, secondo le fonti, una “Cena in Emmaus” e una “Maddalena in estasi”. La prima opera è il capolavoro conservato a Brera, acquistato nel 1939 dagli Amici di Brera e donato alla Pinacoteca. Questa piccola mostra è anche un sentito omaggio all’Associazione nel novantesimo anniversario della sua fondazione.
I pochi anni trascorsi dal pittore tra quella fuga e la morte in un sanatorio di Porto Ercole, sul promontorio dell’Argentario, si dividono tra
- un primo periodo napoletano
- il soggiorno a Malta e in Sicilia
- il secondo soggiorno napoletano in attesa della revoca da parte del papa del bando di condanna a morte, revoca che gli avrebbe permesso di rientrare a Roma.
Storie di originali e di copie
Molto più rocambolesche le vicende della “Maddalena in estasi” che ebbe numerose repliche, la maggior parte delle quali rimaste anonime. Due invece sono opera del pittore franco-fiammingo Louis Finson, mentre una terza è stata eseguita da Wybrandt de Geest, cognato del ben più celebre Rembrandt.
Per seguire le vicende di questi dipinti è molto utile la guida edita da Skira che contiene un saggio del curatore Nicola Spinosa dedicato alla questione dell’attribuzione. È una storia di versioni, copie, originali andati perduti e (forse) miracolosamente ricomparsi. Spinosa è propenso a credere che la tela “Giuditta taglia la testa di Oloferne”, ritrovata nella soffitta di una dimora di Tolosa sia la versione originale dipinta attorno al 1606-1607 da Caravaggio.
Andate a Brera e guardate con i vostri occhi. Potete anche partecipare al concorso su Instagram #BreraInChiaroscuro. Basta realizzare una foto giocando con gli effetti di luci e ombre come se fosse un’opera del Caravaggio. L’hanno fatto moltissimi pittori negli ultimi quattrocento anni…
Didascalie:
- Michelangelo Merisi detto il Caravaggio,
Cena in Emmaus (1606)
Olio su tela, cm 141 x 175
Milano, Pinacoteca di Brera - Due immagini dell’allestimento del Terzo dialogo “Attorno a Caravaggio”
- Michelangelo Merisi detto il Caravaggio*
Giuditta che decapita Oloferne (1606-1607)
cm 144 x 173,5
Tolosa, Collezione privata, attualmente sotto la tutela del Ministero della Cultura francese
* Questa attribuzione è condizione del prestito e non riflette necessariamente la posizione ufficiale né della Pinacoteca di Brera né del suo consiglio d’amministrazione, del comitato consultivo, del direttore o del personale.