L’appuntamento con l’arte al cinema è dal 19 al 21 giugno per il docu-film “Michelangelo. Amore e morte”, firmato dal regista britannico David Bickerstaff, autore di altri lungometraggi, come “Da Monet a Matisse. L’arte di dipingere il giardino moderno”.
Un genio tormentato
Come sempre il film è distribuito in Italia da Nexo Digital: l’elenco delle sale di proiezione è consultabile sul sito www.nexodigital.it. Si apre con la citazione di una delle “Rime” composte dall’artista, tra i giganti assoluti dell’arte di tutti i tempi:
D’un oggetto leggiadro e pellegrino,
d’un fonte di pietà nasce ‘l mie male.
È la testimonianza del tormento di un genio che diede tutto se stesso in ogni attività in cui si impegnò.
Il documentario è insieme un viaggio in Italia e una carrellata nella vita (1475-1564) e nella carriera di Michelangelo, lunghissima e ricca di soddisfazioni ma anche di progetti abbandonati, dal natio borgo di Caprese sulle colline di Arezzo a Settignano e poi Firenze e Roma, soffermandosi sulle opere più significative e celebri, le stesse che hanno spinto il Vasari a definirlo “divino”, tanto da fargli ringraziare Iddio di avergli dato la possibilità di conoscere e frequentare come amico il Buonarroti.
Lo sguardo del regista è ammaliato dalla bellezze delle nostre città d’arte, ma anche noi che ci siamo “abituati” non possiamo restare impassibili davanti alla manifestazione di tale splendore: la panoramica di Firenze con al centro Santa Maria del Fiore lascia incantati.
Una carriera di capolavori
La carriera di Michelangelo è ripercorsa a partire dalle opere giovanili come la “Battaglia dei centauri” e la “Madonna della scala” che già mostrano il suo incredibile virtuosismo tecnico.
Dalla scultura alla poesia, dalla pittura all’architettura la produzione artistica s’intreccia con i rapporti intrattenuti con i potenti del tempo, dalla famiglia Medici ai papi che si sono succeduti sul soglio di San Pietro, rapporti a volte burrascosi (e qui torna in mente il kolossal “Il tormento e l’estasi” del 1965, nel quale Michelangelo è interpretato da Charlton Heston).
Allo stesso modo le testimonianze del Vasari e di Ascanio Condivi, l’altro importante biografo del Buonarroti, si alternano ai commenti di critici d’arte, funzionari di musei e artisti.
Maniaco del controllo
Michelangelo era un maniaco del controllo: voleva essere l’unico responsabile della propria opera, tanto da scegliere personalmente i blocchi di marmo nelle cave di Carrara.
Intanto scorrono le immagini di capolavori della scultura come il “Bacco”, il “David” e la “Pietà” di San Pietro, realizzata quando aveva appena 25 anni (è l’unica opera firmata a riprova della consapevolezza che aveva del suo valore, anche come forma di autopromozione).
E poi la tavola della “Deposizione di Cristo nel sepolcro”, probabilmente realizzata per la chiesa di Sant’Agostino a Roma, oggi conservata alla National Gallery di Londra e la “Volta della Cappella Sistina”, fino al “Giudizio Universale” (sempre nella Cappella Sistina, ma tra i due lavori intercorsero oltre vent’anni) e alla “Pietà Rondanini”, passando per la “Sagrestia Nuova” e la “Biblioteca Medicea Laurenziana”, la “tragedia” della tomba di papa Giulio II che lo tenne impegnato per 40 anni e per gli enigmatici “bronzi Rothschild”, due nudi virili a cavalcioni di minacciose pantere, esposti al Museo Fitzwilliam di Cambridge: se davvero di Michelangelo, sarebbero le sue uniche opere in bronzo superstiti.
Didascalie:
- Il David di Michelangelo (immagine tratta dal film di David Bickerstaff)
- David Bickerstaff mentre filma i “Bronzi Rothschild” al Fitzwilliam Museum di Cambridge (foto di Nathan Heeb)
Michelangelo. Amore e morte
Nelle sale dal 19 al 21 giugno 2017