Arriva nelle sale italiane il film “Io, Claude Monet”. Ma segnate subito in calendario le date: verrà proiettato, infatti, solo nelle date del 14 e 15 febbraio (trovate l’elenco della sale sul sito di Nexo Digital: www.nexodigital.it).
Tremila lettere
Diretto da Phil Grabsky, il docu-film racconta la vita e l’opera del pittore impressionista attraverso le sue stesse parole. Le opere che l’hanno reso famoso in tutto il mondo sono infatti accompagnate da brani di lettere scritte durante la lunga vita (tremila!): Monet si è spento nella sua amata casa di Giverny nel 1926, all’età di 86 anni.
Era nato nel 1840 a Parigi e diceva di essere un insubordinato: da bambino non sopportava l’idea di rimanere chiuso a scuola per quattro ore. Sarà per quello che amerà sempre dipingere all’aria aperta. Le prime opere che scorrono sul grande schermo non ritraggono però la natura. Sono invece caricature dei suoi concittadini di Le Havre, dove la sua famiglia si era trasferita poco dopo la sua nascita. Portano la firma di “Oscar Monet”, il suo secondo nome.
Ma è a Parigi che, all’età di diciannove anni, rimane folgorato dall’arte dei pittori che ammira al Museo del Louvre. Le zoomate della macchina da presa si soffermano sui dettagli delle opere della giovinezza, in cui un grumo di bianco disegna le ali dei gabbiani.
Problemi economici
L’entusiasmo giovanile viene in parte raffreddato dai problemi economici che complicano la vita con Camille che nel 1867 gli darà Jean, il primo dei due figli (la sposerà soltanto nel 1870). Le lettere sono pressanti e continue richieste di prestiti ad amici e mecenati e testimoniano sbalzi d’umore repentini, tra la gioia di un lavoro frenetico e la disperazione per la mancanza di soldi.
Vediamo Monet in alcune foto d’epoca e soprattutto nei ritratti dei suoi amici e colleghi, come nel celebre quadro “Claude Monet che dipinge nel suo giardino ad Argenteuil” di Renoir.
Sono anni di intensa attività. Ad Antibes Monet arriva a lavorare a quattordici tele contemporaneamente, sempre alla ricerca della luce giusta, mai del tutto soddisfatto del risultato, tanto da dire:
Chiunque dichiari di aver terminato un dipinto è un arrogante.
L’ossessione per la luce
Ecco la splendida Cattedrale di Rouen immortalata in diversi momenti della giornata. Ma soprattutto le scogliere di Etretat, in Normandia, soggetto di numerose opere, una più bella dell’altra. La macchina da presa collocata nella stessa posizione del cavalletto dell’artista consente di sovrapporre immagine e dipinto: doppio spettacolo!
L’ossessione per i riflessi dell’acqua ha rischiato di uccidere Monet quando un’onda gigantesca l’ha travolto, distruggendo i quadri a cui stava lavorando e tutta l’attrezzatura.
Ma riprenderà subito a dipingere: stare all’aria aperta col pennello in mano era tutta la sua vita. Scorrono le opere realizzate a Bordighera (dove soggiorna nel 1884), a Venezia, a Londra (nascosti sotto uno spesso velo di nebbia s’intravedono il Waterloo Bridge e il Parlamento).
Nel 1879 muore l’amata Camille. Nel 1883 Monet si trasferisce a Giverny e negli anni seguenti gli affari cominciano ad andare bene. Accanto a lui ci sono i due figli, la seconda moglie Alice e sei figli di lei. Sono anni di serenità, trascorsi però sempre al lavoro.
Sono schiavo del mio lavoro. Voglio sempre l’impossibile.
La storia familiare s’incrocia con quella europea. Nel 1911 muore Alice e all’inizio del primo conflitto mondiale, nel 1914, perde il primogenito Jean. Un problema a un occhio lo spinge alla depressione, da cui si riprenderà soltanto quando riacquisterà completamente la vista. Nel 1819 scompare Renoir e Monet rimane l’ultimo superstite del gruppo degli Impressionisti.
Gli sopravvivono i suoi capolavori.
IO, CLAUDE MONET
Nelle sale il 14 e 15 febbraio 2017