Il 9 e il 10 maggio sarà nelle sale italiane il film “Il giardino degli artisti. L’impressionismo americano” del regista Phil Grabsky, distribuito da Nexo Digital (sul sito www.nexodigital.it l’elenco delle sale di proiezione).
Come i precedenti lungometraggi della serie “Grande Arte al Cinema” è confezionato con la massima cura, godibile e interessante. Soprattutto perché mostra una realtà poco nota al grande pubblico italiano, appunto quella dell’arte americana nel trentennio circa tra il 1887 e il 1920.
L’Impressionismo Americano
In quell’arco temporale fiorì, è il caso di dire, il Garden Movement e il film ne racconta la genesi e lo sviluppo attraverso le storie dei suoi protagonisti e soprattutto le immagini dei loro capolavori.
“Il giardino degli artisti” si apre su una distesa di fiori in cui vediamo numerosi insetti intenti all’impollinazione. La scena può essere considerata una metafora dell’Impressionismo, appreso dagli artisti statunitensi in Francia e poi diffuso in patria. Nelle loro opere Parigi e la Normandia vengono sostituite da Connecticut, Pennsylvania e Massachusetts.
Quello che univa i pittori di questo movimento era l’interesse per giardini e la passione per la pittura all’aperto.
Nel 1865 si era conclusa la guerra civile che aveva lasciato profonde ferite da sanare. Dall’esplorazione si era passati allo sfruttamento intensivo delle risorse, mentre una rete sempre più ampia di ferrovie cambiava il volto del paese.
L’accumulo di immense ricchezze risvegliava un grande appetito per l’arte e la cultura. Gli artisti guardavano alla Francia e in particolare al vate dell’Impressionismo, Claude Monet, che a Giverny aveva creato un meraviglioso giardino, diventato presto meta di “pellegrinaggio”. Alcuni artisti addirittura andarono a lavorare per il maestro francese. Se i pittori americani venivano in Europa, le opere d’arte europee approdavano in America.
A far conoscere l’Impressionismo ai cittadini americani (e in particolare agli appassionati con il portafoglio gonfio) fu una grande mostra allestita nel 1886 a New York dal mercante d’arte francese Paul Durand-Ruel.
Artisti in colonia
Ma altrettanto importante fu il ruolo delle colonie di artisti americani, luoghi immersi nella natura in cui i pittori si ritrovavano tra loro per lavorare, condividere esperienze e discutere sull’attualità.
In effetti l’opera artistica del movimento del giardino può essere interpretata come reazione all’industrializzazione e alla forte immigrazione che stava mutando la società americana. I suoi valori venivano messi in discussione (anche dall’emancipazione femminile) e gli artisti, come gli intellettuali, si domandavano in che cosa consistesse l’identità americana.
Il film è interessante perché fornisce preziose informazioni sul movimento e sui suoi protagonisti, come Willard Metcalf, Mary Cassatt e Childe Hassam. Ci porta nei musei e nelle case dei pittori, mostrando com’erano arredate le stanze in cui dormivano e pranzavano (la macchina da presa inquadra varie volte i piatti di ceramica, i vasi, gli oggetti d’arredo e gli utensili di uso quotidiano).
Le immagini esaltano i colori dei quadri, spesso “esagerati” per soddisfare il gusto dei clienti che avevano dovuto lasciare la campagna per trasferirsi in città: i colori della natura lenivano la loro nostalgia…
E poi vengono raccontate tante curiosità. Sapevate, per esempio, che nel 1907 il Connecticut ha adottato la kalmia come fiore ufficiale dello Stato?
E sapete perché Childe Hassam ha ritratto la poetessa Celia Thaxter nel suo giardino senza il cappello? Perché lei era una convinta sostenitrice della salvaguardia della fauna locale e si opponeva con forza alla moda dei cappelli adornati con le piume degli uccelli.
Didascalie:
- Philip Leslie Hale
The Crimson Rambler (1908)
Olio su tela, oil on canvas
The Pennsylvania Academy of the Fine Arts, Philadelphia - Childe Hassam
Summer Evening (1886)
Olio su tela
Florence Griswold Museum, Old Lyme, Connecticut
Il giardino degli artisti. L’impressionismo americano
Nelle sale il 9 e 10 maggio 2017