Attraversando la Galleria Vittorio Emanuele II, il salotto buono di Milano, è normale camminare con il naso all’insù, almeno finché non si arriva nella zona del celebre Toro. Lì è inevitabile fare tre giri col tallone del piede destro sugli attributi dell’animale, come gesto portafortuna. O soffermarsi con un misto di simpatia e superiorità a osservare turisti e stranieri intenti nel rito scaramantico.
Prospettiva insolita
Ma anche moltissimi tra i Milanesi DOC non sanno che si può salire sui tetti della Galleria per ammirare la metropoli dall’alto e il Duomo da un’angolazione insolita. Basta prenotare una visita sul sito di Highline Galleria per accedere al percorso sui camminamenti e provare dal vivo un’esperienza assolutamente indimenticabile, una vera meta di stile nel cuore della città dello stile e della moda.
In tarda serata si può assistere al tramonto del sole, con la luce naturale che cambia a ogni istante mentre quelle artificiali disegnano un profilo ai monumenti storici e ai grattacieli, quelli storici come la Torre Velasca illuminata di rosso, e quelli recentissimi che hanno rivoluzionato lo skyline di Milano.
Sopra i tetti come i gatti
Aggiungendo qualche euro al prezzo del biglietto si può trasformare la visita – già spettacolare di suo – in un vero e proprio spettacolo. Il merito è di un’associazione culturale composta da quattro ragazzi che si sono inventati una formula vincente, mescolando storia, curiosità, ironia e gioco.
Già il nome che si sono dati rivela lo spirito arguto e insieme il richiamo alla tradizione meneghina: Dramatrà infatti è un gioco di parole che unisce il termine “drama” che fa riferimento al teatro con l’espressione milanese “damatrà”, cioè “ascoltami, dammi retta”.
Uno dei loro simpatici Dramatours, intitolato “Sopra i tetti come i gatti”, si svolge proprio sopra i tetti della Galleria. Scritto da Matteo Sanna e recitato da lui insieme a Martina Fusé, lo spettacolo rivive per tappe l’intera vicenda del Salotto di Milano. È una storia di sfide, scandali, affari, mode e tragedie.
È proprio su una tragedia che si alza il sipario della Galleria. Il 30 dicembre del 1877, infatti, muore precipitando dalla cupola centrale l’architetto Giuseppe Mengoni, il suo creatore. Stava compiendo gli ultimi controlli prima dell’inaugurazione che si sarebbe svolta di lì a qualche giorno. Tragica fatalità o suicidio? Non lo sapremo mai.
Il pubblico è coinvolto
La coppia di attori, in abiti dell’epoca, accompagna i visitatori lungo le passerelle per fermarsi nei punti panoramici a rievocare le tappe principali di questa storia che è parte della Storia con la maiuscola, quella che è passata da Milano con i grandi movimenti politici e artistici (come il Futurismo. Basta una sola opera a evocarlo. È “Rissa in Galleria”, il celebre quadro dipinto da Umberto Boccioni nel 1910, attualmente esposto nella sua mostra a Palazzo Reale).
Il “Mengoni” e la contessa Maffei dialogano tra gag e momenti seri con il pubblico che viene invitato a prestarsi al gioco: qualcuno farà il sindaco, un altro Verga, un altro ancora Capuana e una signora la divina Callas. Sono tutti passati dalla Galleria. Ma noi ci siamo saliti sopra. E voi ci seguirete, vero?