A chi si rivolge il libro “Il giardino che vorrei” di Pia Pera? Principalmente a chi ha intenzione e i mezzi o soltanto sogna di creare un giardino. Ma poi anche a chi non ha spazio e risorse per intraprendere un’avventura e tuttavia ama la natura e desidera approfondire un tema così interessante e ricco di spunti.
Nove tipi di giardino
Di capitolo in capitolo l’autrice racconta la propria, lunga, esperienza, rievocando incontri con celebri giardinieri, tentativi andati a buon fine ed errori, ma anche sogni irrealizzabili, come il desiderio di piantare il carrubo che non ha speranza di sopravvivere alla latitudine del suo podere.
Questi aneddoti e consigli li dissemina – è il caso di dire – lungo i nove scenari che ha immaginato: dall’acqua all’orto, passando per il sole e l’ombra, il mare e la pianura, la collina, la montagna e la città, in una progressione di altitudine.
Il profano impara numerosi termini tecnici, nomi e soprannomi di piante (come gariga, formazione cespugliosa costiera e c’è la pera del curato, ma anche “la briaca, la brutta e buona, la ghiacciola”), e familiarizza con operazioni e compiti che all’esperto giardiniere suonano comuni, come l’erpicazione, la pacciamatura, la variegatura, lo sfatticcio…
Dall’acqua alle candele
L’autrice è arrivata tardi a comprendere che l’acqua è l’anima del giardino e ci tiene a portare l’attenzione del lettore su questo elemento, fondamentale per la progettazione e la realizzazione di un giardino.
Ma ci sono tanti altri elementi da prendere in considerazione, come la natura del terreno, le dimensioni dello spazio a disposizione (soprattutto in pianura si corre il pericolo di organizzare male lo spazio vuoto), le caratteristiche e le esigenze di ogni singola pianta, gli abbinamenti da ricercare e quelli da evitare, anche per goderne al meglio i rispettivi profumi, gli attrezzi indispensabili (cesoie, pala, zappa, annaffiatoio, troncarami…).
Per illuminare il giardino in occasione di intrattenimenti notturni si devono predisporre candele a ciotola.
La vita del giardino
Quotidianamente e lungo il ciclo dell’anno il giardino è teatro di un continuo rinnovamento, ma anche di misteri e di accadimenti rari, come il disserrarsi dei petali cerulei di Epiphyllum oxypetalum o fiore di luna.
L’amore, la passione e i sacrifici dedicati al giardino lo rendono nel tempo sempre più simile a chi lo cura:
Un giardino finisce con l’essere a nostra immagine e somiglianza. Passeggiarvi è come percorrere la nostra anima, ritrovandovi l’umore dominante: affettuoso oppure rarefatto, orgoglioso oppure umile, caldo e curioso a un tempo oppure distratto.
Il viaggio in nove tappe si conclude con un’ammissione dell’autrice che non è dettata da amarezza, bensì da lucida consapevolezza:
La più effimera delle arti è quella del giardino. Un pittore, uno scultore, un architetto, per non dire un poeta, sono meno inaffidabili verso la loro opera. Creano qualcosa che, almeno in potenza, può continuare a vivere anche senza di loro. In giardino non è così. […] C’era un disegno, in men che non si dica sarà cancellato. Alcune piante moriranno, altre, forse, realizzeranno loro ambizioni sinora tenute a freno.